Ansia e sistema visivo: un legame sottovalutato ma fondamentale

Chiara Salò
10 settembre 2025

L’ansia è spesso percepita come un’esperienza mentale, fatta di pensieri veloci, apprensione e senso di allarme. Ma chi ne soffre sa che l’ansia coinvolge anche il corpo, spesso in modi sottili ma incisivi. Uno degli apparati più colpiti è quello visivo, che non solo subisce gli effetti dell’ansia, ma può anche contribuire a mantenerla.

Il sistema visivo sotto stress
Quando siamo in uno stato ansioso, il corpo attiva il sistema nervoso simpatico, preparando l’organismo a “lottare o fuggire”. Questa attivazione si riflette direttamente sul sistema visivo: si restringe la visione periferica (effetto “visione a tunnel”), aumenta la sensibilità alla luce e si intensifica l’attenzione visiva selettiva verso potenziali minacce. È un meccanismo evolutivo utile in caso di pericolo, ma controproducente nella vita quotidiana. Molti pazienti con ansia riportano sintomi come:
- visione offuscata
- difficoltà a mettere a fuoco
- fotofobia (fastidio alla luce)
- percezione alterata della profondità o dello spazio
Questi disturbi visivi possono intensificare il senso di disorientamento e alimentare un circolo vizioso: più ansia = più tensione visiva = più sintomi = più ansia.
Ansia e visione non sono solo collegate per caso: condividono vie neurali fondamentali. L’amigdala, centro cerebrale deputato alla gestione della paura, ha collegamenti diretti con il collicolo superiore e altre aree visive, che modulano l’attenzione verso stimoli ritenuti pericolosi. Questo significa che in uno stato ansioso, la nostra mente tende letteralmente a vedere il pericolo ovunque.
Ma il rapporto tra ansia e visione non è a senso unico. Anche alterazioni visive funzionali - come problemi di convergenza o accomodazione, spesso causati da stress visivo (es. uso prolungato di schermi) — possono contribuire all’insorgere di sintomi ansiosi. In alcuni casi, si manifestano addirittura fenomeni come derealizzazione o distorsione percettiva, che amplificano il disagio psicologico.

Intervenire sul sistema visivo per ridurre l’ansia
La buona notizia è che lavorare sul sistema visivo può aiutare a gestire l’ansia. Tecniche come lo shifting dello sguardo o gli esercizi di zoom vicino-lontano servono a rilassare i muscoli oculari e a ridurre la fissazione ansiosa.
Il ruolo dell’optometrista funzionale
Un aiuto prezioso può arrivare da un optometrista specializzato in rieducazione visiva funzionale, una figura professionale che valuta e tratta le disfunzioni visive non legate a difetti di vista (come miopia o astigmatismo), ma a modelli disfunzionali di utilizzo del sistema visivo. Questi professionisti lavorano attraverso esercizi personalizzati di visual training, pensati per migliorare:
- la qualità dei movimenti oculari
- la coordinazione tra i due occhi (binocularità)
- la messa a fuoco (accomodazione)
- la visione spaziale e posturale
Per chi soffre di ansia, tensione oculare, iperattenzione o stress visivo, un percorso guidato da un optometrista comportamentale può rompere il ciclo disfunzionale tra visione e attivazione ansiosa, contribuendo a migliorare la regolazione emotiva e la qualità di vita.
Una visione più ampia del benessere
Integrare la visione nella gestione dell’ansia significa guardare la mente con gli occhi del corpo. In un’epoca dominata da schermi, iperattenzione e stress percettivo, prendersi cura del proprio sguardo - nel senso fisico e simbolico del termine - diventa un gesto di equilibrio.
Rieducare lo sguardo, rallentare l’occhio interiore, recuperare una visione “morbida” del mondo: forse è proprio da lì che può cominciare una nuova forma di serenità — con lo sguardo più calmo, e la mente più libera.